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09- Sconfiggere il califfo (conferenza)

Sconfiggere il califfo si può!
Lunedì 9 Marzo 2015 alle ore 16 - Roma

Lunedì 9 Marzo alle ore 16 presso la Sala del Refettorio, Via del Seminario 76 - Roma

Sconfiggere il califfo si può!

Presentazione del libro di Marco Orioles
“E dei figli che ne facciamo?”

La minaccia del califfato di Abu Bakr al-Baghdadi ci coinvolge direttamente e non solo per il suo recente approdo in Libia; il nuovo terrorismo internazionale ha gli occhi e le braccia di cittadini europei: nati, vissuti e cresciuti come tutti noi, stesse scuole e università, stessa crisi, stessi sogni e delusioni. Immigrati di seconda generazione, giovani cresciuti a videogiochi e partite di calcio. Ragazzi che però a un certo punto scelgono una strana avventura: si arruolano nell’ISIS e ingaggiano una guerra per ucciderci.

Urge, dunque, una strategia che agisca a monte, impostando una “contro-narrazione” che smascheri e ostacoli la propaganda dell’ISIS e convinca i figli degli immigrati che l’Europa è un progetto che riguarda anche loro.

Il libro “E dei figli, che ne facciamo?” illustra, dunque, il travagliato percorso delle seconde generazioni di immigrati all’interno della nostra società, collocando tale questione nell’ambito delle più ampie sfide sociali, culturali e politiche poste dal fenomeno migratorio, ed esplora la questione della convivenza nelle società multietniche, con particolare riguardo ai rapporti tra Islam e Occidente.

 
Intervengono

Dott. Marco Bruno - Università degli Studi di Roma La Sapienza

On. Khalid Chaouki - Camera dei Deputati, Commissione Esteri

Prof. Milena Gammaitoni - Università degli Studi Roma Tre

Prof. Mario Morcellini - Università degli Studi di Roma La Sapienza

Modera

Filippo Barone - Rai 2

Sarà presente l’autore*

*L’autore – Dottore di ricerca in Sociologia, già docente alle Università di Udine e Verona, le opere di Marco Orioles sono incentrate sull’integrazione degli immigrati in Italia.

Per partecipare accreditarsi presso Silvia De Marchi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Per gli uomini è obbligatorio l’uso della giacca.

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Camera dei Deputati
Università degli Studi Roma Tre

Sconfiggere il califfo si può

Convegno di presentazione del libro di
Marco Orioles
E dei figli, che ne facciamo? L’integrazione delle
seconde generazioni di immigrati

(Roma, Aracne, 2015)


Lunedì 9 marzo 2015, ore 16:00-18:30

Camera dei Deputati
Sala del Refettorio

via del Seminario 76
Roma

Intervengono

Dott. Marco Bruno - Università degli Studi di Roma La Sapienza

On. Khalid Chaouki - Camera dei Deputati, Commissione Esteri

Prof. Milena Gammaitoni - Università degli Studi Roma Tre

Prof. Mario Morcellini - Università degli Studi di Roma La Sapienza

Modera

Filippo Barone - Rai 2

Sarà presente l’autore


Il convegno

La minaccia del califfato di Abu Bakr al-Baghdadi coinvolge direttamente l’Europa e non solamente per il suo recente approdo in Libia. Migliaia di cittadini europei di fede musulmana hanno scelto di lasciare i loro paesi, Italia inclusa, per contribuire alla barbarie dell’ISIS. Sono i “foreign fighters”, al cui interno un ruolo centrale è giocato dalle seconde generazioni di immigrati (G2). Il loro volto più famoso è senz’altro quello appena svelato di “Jihadi John”, il boia del califfato cresciuto a West London. G2 erano anche i killer qaedisti di “Charlie Hebdo” e il “lupo solitario” entrato in azione a Copehaghen lo scorso 14 febbraio. Ma, a dimostrazione della complessità del problema, erano G2 anche gli artefici dell‘attentato a Londra del 7 luglio 2005 così come l’assassino del regista olandese Theo Van Gogh, trucidato nel centro di Amsterdam il 2 novembre 2004. Prima di essere fatta oggetto delle necessarie misure di contrasto, la sfida jihadista va dunque capita a fondo, per svelare il mistero di questi figli del Vecchio Continente che odiano il loro stesso paese e sognano di colpirlo al cuore. Urge una strategia che agisca a monte, prevenendo la radicalizzazione dei giovani musulmani. La risoluzione n. 2178 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dello scorso 24 settembre e il recente summit organizzato dalla Casa Bianca per ”contrastare l’estremismo violento” forniscono alcune linee guida. Bisogna anzitutto coinvolgere le comunità islamiche a livello locale, affinchè individuino tempestivamente le derive che emergono al loro interno e prendano le dovute contromisure. Questo lavoro può funzionare meglio se si affrontano le “condizioni sottostanti”, vale a dire i motivi che spingono alcuni giovani a lasciarsi tutto alle spalle e a sposare una causa disumana. Occorre dunque uno sforzo maggiore per promuovere l’integrazione ed intervenire sui fattori che ne impediscono il successo. Abbiamo infine bisogno di impostare una “contronarrazione” che smascheri e ostacoli la propaganda dell’ISIS e convinca i figli degli immigrati che l’Europa è un progetto che riguarda anche loro.

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Il libro

“E dei figli, che ne facciamo?” (Roma, Aracne 2015) illustra il travagliato percorso delle seconde generazioni di immigrati all’interno della nostra società, collocando tale questione nell’ambito delle più ampie sfide sociali, culturali e politiche poste dal fenomeno migratorio. Analizza la situazione europea ed italiana, senza trascurare l’esperienza americana, documentando aspetti chiave quali la scolarizzazione, l‘inclusione nel mercato del lavoro e la formazione delle identità. Particolare attenzione è dedicata al caso musulmano e ai problemi posti da un insieme di comunità che cercano l’integrazione ma non a qualsiasi condizione. I risultati di una ricerca sul campo realizzata in Friuli Venezia Giulia calano la discussione in un contesto in cui i figli degli immigrati rappresentano una fetta consistente della popolazione giovanile. Un saggio dal titolo “L’odio e la matita: riflessione sull’attentato a Charlie Hebdo” descrive infine il duplice attacco a Parigi del 7 e 9 gennaio 2015, entrando nel merito dei delicati temi che ne costituiscono lo sfondo.

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L‘autore

Dottore di ricerca in Sociologia, già docente alle Università di Udine e Verona, Marco Orioles esplora da tempo la questione della convivenza nelle società multietniche, con particolare riguardo ai rapporti tra Islam e Occidente. Le sue opere sono incentrate sull’integrazione degli immigrati in Italia, come “Noi crediamo. La fede degli immigrati” (Alessandria, 2012) e “L’islam in Friuli Venezia Giulia” (Roma, 2010).
Tra i suoi interessi più recenti rientra l’inclusione dei figli dei cittadini stranieri, già oggetto del suo “La seconda generazione di migranti. Verso quale integrazione?” (Roma, 2013). Ha al suo attivo anche saggi sull’11 settembre 2001, la guerra in Iraq e i processi di globalizzazione.

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Si prega di confermare la partecipazione all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Obbligo della giacca

On. Khalid Chaouki
Via Poli 13 - 00186 Roma
Tel. (+39) 06 67 608 702
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Marco Orioles
Tel. (+39) 392 4111333
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
@marcoorioles

#sconfiggereilcaliffo

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Il califfato siamo noi

Filippo Barone, Rai 2

Il nuovo terrorismo internazionale ha gli occhi e le braccia di cittadini europei: nati, vissuti e cresciuti come tutti noi, stesse scuole e università, stessa crisi, stessi sogni e delusioni. Immigrati di seconda generazione, giovani cresciuti a videogiochi e partite di calcio. Ragazzi che però a un certo punto scelgono una strana avventura: si arruolano nell’ISIS e ingaggiano una guerra per ucciderci.
Come lo combatti il tuo vicino di casa? Con le bombe, gli F35 e i carri armati? No, l’unica arma efficace è la conoscenza: sapere chi sono e perché decidono di arruolarsi, dissuaderli e soprattutto impedire che altri sviluppino lo stesso desiderio.
I diversi “foreign fighters” conosciuti nei mesi scorsi sono forse la migliore linfa dell’ISIS. Abili nella comunicazione e spietati nell'azione. Quanti ce ne sono e quanti ne nasceranno in futuro? La fabbrica di questi combattenti occidentali è del tutto sconosciuta, urge uno sforzo per identificarla e sabotarla. Alcuni ragazzi europei si stanno trasformando in arsenale di bombe umane e vanno subito disinnescati.

Per questo è estremamente prezioso il libro di Marco Orioles, che analizza in modo sistematico e puntuale l’universo degli immigrati di seconda generazione, premessa indispensabile per chi voglia affrontare sul serio il nuovo terrorismo.

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E dei figli, che ne facciamo?

Marco Orioles

La domanda che dà il titolo al mio ultimo libro non è retorica, perché richiama l’attenzione su un problema reale. In Europa vivono milioni di immigrati di seconda generazione il cui posto nelle nostre società è tutto da stabilire. Anche se non mancano casi di successo, non sempre i figli dei cittadini stranieri compiono un salto di status rispetto ai genitori. Talvolta sembrano anzi condividerne la medesima subalternità e marginalità. Nonostante siano cresciuti qui, nonostante abbiano condiviso scuole ed esperienze di vita coi coetanei autoctoni, i figli degli immigrati compiono di norma un percorso separato, alternando disoccupazione e sottoccupazione, con cadute nella devianza e la fermentazione di un disagio che grida vendetta. Le cronache più recenti hanno inoltre evidenziato una deriva funesta: l’adesione di migliaia di giovani musulmani all’ISIS.

Poiché molti dei circa 4.000 jihadisti europei sono immigrati di seconda generazione, ci troviamo di fronte al paradosso di figli dell’Occidente che odiano lo stesso Occidente e sognano di colpirlo al cuore. La sfida jihadista, che recluta i suoi adepti in mezzo a noi, deve essere affrontata ma soprattutto compresa. Dobbiamo capire perché alcuni giovani ripudiano i principi e i valori della cultura in cui sono stati immersi per andare a compiere atrocità in Siria ed Iraq. Dobbiamo interrogarci sul richiamo esercitato da un’ideologia estrema che offre una missione in cui riconoscersi, per quanto disumana. Dobbiamo sciogliere l’interrogativo proposto da un  informatico londinese che sceglie di fare il boia del califfato. Dobbiamo disinnescare una bomba che è già deflagrata a Parigi con la strage di Charlie Hebdo. Dobbiamo, insomma, elaborare una strategia per contrastare il reclutamento e la sofisticata propaganda dell’ISIS e convincere i figli degli immigrati che il progetto europeo riguarda anche loro.

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