EVENTI a Roma riguardanti Medio Oriente e Mondo Arabo (Calendario)

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1-24/05- Mostra Youssef Nabil

Exhibtion of Egyptian artist Youssef Nabil

"I won't let you die"

at Villa Medici.



YOUSSEF NABIL
I won't let you die


Curatore: Francesca Fabiani
Progetto di: Guido Schlinkert

Vernissage
Martedi 31 marzo
2009 ore 18.30



Apertura al pubblico
Da mercoledì 1° aprile a domenica 24 maggio 2009





INFORMAZIONI


Ingresso: 10 euro (intero) – 8 euro (ridotto)
Ingresso cumulativo con il biglietto della mostra Granet. Roma e Parigi, la natura romantica

Orari: 11.00 – 19.00 (orario continuato)

Info pubblico: tel. 06/67611
www.villamedici.it

Riposo: lunedì

Luogo: Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Viale Trinità dei Monti, 1 00187 Roma

Metro: Spagna

Bus: 117-119
Parcheggio Ludovisi

Info stampa:
Ludovica Solari
Tel: +39 06 67 61 291
Cell: +39 348 003 123 6
Fax: +39 06 67 61 243
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

le attività culturali dell’Accademia di Francia a Roma sono realizzate sotto il patrocinio del Ministère de la Culture et de la
Communication e beneficiano del sostegno della Académie des Beaux Arts e di Air France.
La mostra di Bertrand Lavier è realizzata con il sostegno di Hydrowatt.











Da mercoledì 1° aprile a domenica 24 maggio 2009,
l’Accademia di Francia a Roma, diretta da Frédéric Mitterrand, dedica una mostra all’artista egiziano Youssef Nabil, a cura di Francesca Fabiani su progetto di
Guido Schlinkert, allestita presso l’Atelier del Bosco di Villa Medici.
Per la sua prima mostra in Italia, Youssef Nabil (nato al Cairo nel 1972 e attualmente residente tra Parigi e
New York) propone una serie di cinquanta opere circa (stampe fotografiche alla gelatina d’argento ritoccate
ad acquarello) realizzate tra il 1992 e il 2007.
“…quello di Nabil è il racconto dell’insaziabilità, del differimento della soddisfazione, dell’oggetto del
desiderio sempre elusivo…” (Octavio Zaya)
Ritratti, abiti, oggetti e soprattutto autoritratti compongono, come tessere di un mosaico, una sorta di diario
del giovane artista. Youssef Nabil sembra intento ad appropriarsi della vita e del suo ‘lapsus’, la morte,
attraverso lo scatto fotografico, colorando in seguito a mano le sue immagini in bianco e nero.
La sua ispirazione sono le fotografie di scena dei film egiziani della sua infanzia.
Quest’approccio artigianale, questo passo tecnico all’indietro rispetto alle consuetudini postmoderne delle
perfette manipolazioni digitali, può risultare nostalgico, ma dà invece l’idea di essere calcolato per farci
entrare consapevolmente nel suo regno del gioco, nell’anarchia del sogno a occhi aperti: nonostante il titolo
della mostra I won’t let you die, il lavoro di Nabil ci indica come le favole di immortalità siano ‘cucite con il filo bianco’.
“L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”, sostiene Adorno.
Le prime opere con le quali prende avvio la sua carriera artistica sono fotografie realizzate in studio in cui
tanto l’ambientazione quanto l’atteggiamento di ispirazione teatrale dei soggetti rimandano esplicitamente ai
tempi d’oro del cinema, di cui Nabil da giovanissimo subisce il fascino (Ehsan and Light, Cairo, 1993;
Simone in Downtown Bar, Cairo, 1997; Cleopatra, Hanan Turk, Cairo, 1999; Lonely Pasha, Cairo, 2002).
Nella serie dei ritratti ritroviamo volti noti non solo del cinema, ma anche del mondo dell’arte, della musica,
dell’architettura, della letteratura: Naghib Mahfuz, Nabila Ebeid, Natacha Atlas, Ghada Amer, Shirin Neshat,
Julie Mehretu, Marina Abramovic, Zaha Hadid, Gilbert & George, David Lynch, Tracey Emin…
Miti, colleghi e amici di Nabil, stelle del suo personalissimo firmamento; personaggi noti a livello
internazionale che però, grazie all’approccio delicatamente intimo dell’artista, ci appaiono fragili, colti in uno
stato spesso ai margini della coscienza, in ogni caso molto lontani dalla loro consueta immagine pubblica.
Con gli Autoritratti, la mostra presenta un altro tema centrale nell’opera di Nabil che, proprio nell’introduzione
del catalogo, così si racconta: “Sono cresciuto al Cairo come musulmano e la religione islamica parla molto
del destino, del fatto che per ognuno di noi ci sia un tempo scritto per venire in questo mondo e un altro per
lasciarlo… Ho iniziato a osservare la mia vita come se fossi al cinema… spettatore e testimone del mio film
privato”. L’autoritratto, dunque, come possibilità di guardare se stessi agire nel mondo, ma non solo. Nella
varietà dei paesaggi che fanno da sfondo (Beverly Hills, Hollywood, Parigi, Los Angeles, Firenze, Madrid, la
Sardegna…) si percepisce la riflessione sul senso di una vita dislocata, che crea una condizione di smarrimento ed estraneità, ma che è allo stesso tempo necessaria per l'artista.
Le immagini di Nabil, per certi versi così fragili e delicate, sono potenti e di grande impatto. Rappresentano
un mondo in bilico tra la veglia e il sonno, tra la vita e la morte, tra la certezza e il dubbio.

Il lavoro di Youssef Nabil è stato presentato in diverse mostre personali e collettive:
Kunstmuseum, Bonn (2007); North Carolina Museum of Art, North Carolina (2008); BALTIC Centre for
Contemporary Art, Newcastle (2008); Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia / Aperture
Foundation, New York (2006); GL Strand Museum, Copenhagen (2006); British Museum, Londra (2006);
FotoFest Houston, Texas (2005); Institut du Monde Arabe, Parigi (2005); Museu d’Art Contemporani,
Barcellona (2004); Rencontres Internationales de la Photographie, Arles (2003); Centro de la Imagen, Città
del Messico (2001).

L’artista ha vinto nel 2003 il premio Seydou Keїta alla Biennale della Fotografia Africana di Bamako, Mali.
La mostra di YOUSSEF NABIL I won't let you die è accompagnata dall’omonimo volume edito da Hatje Cantz.

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