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19- [Bolzano] Un parroco all'inferno (conferenza)

Il Comitato di solidarietà Quincho Barrilete di Bolzano da qualche anno segue la situazione nei Territori Occupati Palestinesi,  anche attraverso alcuni progetti in alcuni campi profughi e a Gerusalemme est.


Durante l'offensiva israeliana denominata piombo fuso organizzammo una serie di iniziative per denunciare il comportamento dell'esercito israeliano e la drammatica situazione in cui versava la popolazione di Gaza, raccogliendo fondi per un ospedale parzialmente distrutto dai bombardamenti.

Ad ora le condizioni della popolazione palestinese nel suo complesso si son ulteriormente aggravate.
Siamo consci che il terreno delle rivendicazioni e del confronto politico sui diritti debba essere innanzitutto il luogo in cui si vive ma nei Territori Occupati siamo di fronte ad un emergenza umanitaria, democratica ed ambientale che deve coinvolgere le coscienze di chi si batte per i diritti basilari dell'uomo di qualsiasi nazione esso sia.


Vi mandiamo la piattaforma e il programma delle iniziative, nella speranza che vogliate aderirvi e diffondere quest' appello.

Comitato Quincho Barrilete Bolzano

Piattaforma manifestazione regionale Palestina : Bolzano 4 dicembre 2010

Il popolo palestinese è costretto a confrontarsi giorno dopo giorno con una serie di drammatiche emergenze e con la mancanza di prospettive di vita dovute all'occupazione militare e alle politiche del governo israeliano. Nella Striscia di Gaza l'offensiva del 2008 denominata Piombo Fuso ha peggiorato le condizioni di vita della popolazione già duramente provata da un embargo avallato anche da Unione Europea e Stati Uniti. La ricostruzione è rallentata, scarseggiano acqua potabile, elettricità, materiale sanitario e scolastico. Diverse istituzioni delle Nazioni Unite continuano a denunciare, inascoltate, l'emergenza umanitaria in atto.
Condizioni drammatiche purtroppo coinvolgono anche gran parte dei territori della Cisgiordania, sotto occupazione militare dal 1967. Le morbide pressioni internazionali non fermano infatti l'espansione delle colonie (illegali in base alle risoluzione ONU 452,446 e 465) né la massiccia e forzata ebraicizzazione di Gerusalemme est con la conseguente espulsione di centinaia di famiglie palestinesi dai loro quartieri e dalle loro case.

Nel 1980 il parlamento israeliano ha unilateralmente definito Gerusalemme come capitale dello stato di Israele nonostante le risoluzione ONU 476 e 478, che, insieme a tutte le istituzioni internazionali, considerano lo status della città ancora da definire e quindi arbitraria ogni decisione definitiva presa dal parlamento israeliano. Continua senza sosta la costruzione del cosiddetto Muro di separazione, dichiarato illegale dal Tribunale Internazionale dell' Aja nel 2004. Il muro erode territorio palestinese e impedisce insieme ai 600 check-point una normale circolazione dei lavoratori degli studenti, violando così fondamentali diritti umani internazionalmente fissati e riconosciuti.
I diritti basilari all'istruzione, al lavoro e a una libera comunicazione tra individui sono costantemente violati tanto da configurare oggi una condizione molto vicina all'apartheid sud-africana, di tragica memoria.


Isolamento ed esproprio, con il conseguente assorbimento di terre, risorse e falde acquifere da parte dello stato israeliano sono quindi funzionali ad un progetto politico e demografico consolidato negli anni e trasversale ai vari governi susseguitesi in Israele, così come vi rientrano gli ostacoli posti alla formazioni di una stato palestinese liberto ed indipendente e il rientro dei profughi.
Quasi 6 milioni di palestinesi della diaspora provocata dalla fondazione d' Israele nel 1948 e dall'occupazione militare del 1967 sono disseminati nei molti campi profughi in Siria, Giordania, Libano, Striscia di Gaza e all'interno degli stessi territori occupati. Essi hanno diritto al ritorno (Risoluzione n. 194 ) nella loro terra d'origine, l'odierno Israele oppure, in alternativa, ad un risarcimento. In ambedue i casi Israele rifiuta da sempre una possibile soluzione della questioni dei profughi.
Vanno ricordati anche i circa 12.000 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, tra cui numerosi minorenni e donne. Centinaia sono in detenzione amministrativa, in attesa cioè di essere giudicati senza conoscere precisamente i reati di cui sono accusati e, come denunciato da numerose associazioni per i diritti umani israeliane e palestinesi, sottoposti a torture e a condizioni di etenzione durissime.
Le risoluzioni ONU, i tribunali internazionali e le molte organizzazioni per i diritti umani israeliane e internazionali denunciano con precisione e da anni le politiche messe in atto dai diversi governi israeliani, scontrandosi però con enormi interessi geopolitici ed economici. I colloqui di pace ripresi recentemente sono l'ennesima dimostrazione della strumentalizzazione della questione palestinese a seconda del contesto politico attraversato dai vari protagonisti, a partire da Stati Uniti, Europa e/o diversi paesi arabi.
Escludere dalle trattative un soggetto politico regolarmente eletto come Hamas, una parte consistente dei movimenti politici "dissidenti" e i palestinesi della diaspora vuol dire togliere agibilità e credibilità politica alle trattative nonché mettere a tacere la voce di milioni di palestinesi.
In seguito al mancato adempiamento e alla non osservanza di tutte le risoluzioni ONU e del verdetto del Tribunale Internazionale dell'Aja da parte dello stato di Israele, diversi soggetti internazionali tra cui il Tribunale Russel sostengono ormai la necessità di sanzioni concrete attraverso l'adozione di misure commerciali, culturali e diplomatiche per mettere fine all'impunità di Israele e per sostenere una prospettiva che vorrebbe il popolo israeliano protagonista di una pace giusta.
L'aumento dell'influenza politica e l'aggressività anche militare dei coloni, appoggiati da partiti ultra-ortodossi e di estrema destra, crea una crescente inquietudine e paura in larghe fasce della popolazione, ma va ricordato che questi movimenti sono "mostri" ideologici e fanatici cresciuti grazie a decennali sovvenzioni, aiuti statali e appoggi politici traversali nel panorama politico israeliano.
Per fortuna arrivano segnali, anche se flebili di una seria e concreta presa di coscienza complessiva da parte della società israeliana che inizia a dare risultati inattesi. Accademici, artisti, intellettuali e comuni cittadini israeliani stanno appoggiando il boicottaggio e denunciano il sostegno strumentale all'occupazione fornito alle istituzione da parte di diversi settori della scienza, della cultura e dell'istruzione.
Gli stessi palestinesi, attraverso un percorso altrettanto difficile, cercano di emanciparsi dai movimenti-partiti che dominano la scena politica palestinese da diversi anni e che contribuiscono ad una drammatica paralisi politica e sociale. Comitati ed associazioni nascono spontaneamente e si auto-organizzano, come p es nei villaggi di Bilin e Nilin oppure nei quartieri Silwan e Shejk Jarra di Gerusalemme, per opporsi ai continui sgomberi e alla costruzione del muro, affrontando anche le ripetute aggressioni dei coloni, la violenta repressione e gli arresti operati dall'esercito e dalla polizia israeliana.
Da anni numerose associazioni, sindacati, movimenti, comitati di base e singole persone, in Italia come nel mondo intero, si stanno adoperando impegnando in tutti gli ambiti a sostegno della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni ( B.D.S), che non significa andare contro le quotidiane esigenze del popolo israeliano ma piuttosto mettere in luce le politiche del loro governo.

Allo stesso tempo la comunità di base internazionale ha risposto all'uccisione in maggio 2010 dei nove volontari turchi della nave Mavi Marmara moltiplicando i convogli navali da tutto il mondo che trasportano aiuti verso la Striscia di Gaza, coinvolgendo finora migliaia di persone.


Tutti questi avvenimenti sono un grande e concreto messaggio a una leadership politica ed istituzionale evidentemente interessata unicamente ai propri interessi di potere politico ed economico , nei migliore dei casi, incapace di uscire da una lunga impasse.
Con il supporto di associazioni, comitati, partiti e singole persone, il comitato Quincho Barrilete di Bolzano vuole attivare anche in Alto Adige-Sud Tirolo una seria campagna civile e politica che supporti il popolo palestinese e i movimenti pacifisti israeliani. A tale proposito stiamo organizzando una serie di iniziative pubbliche di informazione sulla condizione della popolazione palestinese, sulle politiche messe in atto dal governo israeliano, sui trattati di cooperazione commerciale e militare tra Israele e l'Unione Europea, in particolare l'Italia che si è così resa complice dell'utilizzo di armi non convenzionali e vietate dai trattati internazionali sulla popolazione civile sia nell'offensiva Piombo Fuso a Gaza sia durante l'ultima guerra con il Libano del 2006.

-11 novembre :

presentazione del cortometraggio "Munich Revenge" sull'omicidio di Wael Zuiter (dirigente o.l.p.) e dibattito conclusivo con la presenza del regista palestinese Khaled Ajamieh . Kolping-Haus ore 20.30

-19 novembre :
serata pubblica organizzata in collaborazione con il Centro per La Pace
saranno presenti Francesco Giordano, rappresentante della campagna B.D.S. (boicottaggio,disinvestimento,sanzioni nei confronti di Israele) e don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi e autore del libro "Un parroco all'inferno"

Sala di rappresentanza del comune Bolzano, vicolo Gumer, 7 ore 20.30


-4 dicembre 2010 manifestazione regionale partenza ore 14.30 circa (percorso ancora da definire)

 

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